lunedì 30 novembre 2009

Corso di fotografia per minus habens (Parte 1)


Se siete di Milano e volete fare un corso di fotografia vi consiglio questo posto, anche se, visto che volete fare un corso di fotografia avete il 90% di probabilità di essere dei subnormali, con diverse problematiche interpersonali e una scarsa igiene personale.
In realtà io non ho mai voluto iscrivermi ad un corso di foto, perchè ho sempre considerato la fotografia una cosa da persone con i sandali che abbracciano alberi e che passano la serata a parlarti della settimana passata nel Gujarat a fotografare le impronte nella sabbia come se te ne potesse interessare qualcosa (noia seconda solo ad una serata passata con dei velisti).
Però quest'anno mi son lasciato fregare da dagli amici (o almeno persone che reputavo tali) e son finito per iscrivermi e ho anche pensato "Magari incontro qualcuno di interessante".
Ecco, no.
Evidentemente gli appassionati di fotografia non sono tutti uguali: ci sono quelli che si credono simpatici perchè han fatto ridere ad una cena di famiglia quando avevano 5 anni e da allora si son convinti di essere spassosissimi, ma son divertenti come una fistola anale, ci sono quelli che non parlano e quelli che semplicemente non son normali, che proprio non si riesce a trovare un brillio di intelligenza nel loro sguardo.
Ho capito che non era il mio posto quando il "maestro" è uscito con "In Italia la gente non sa nulla di fotografia, conoscono tutti i calciatori, ma non capiscono niente di foto" ed io che modestamente insieme a mio padre sfioro la rissa ogni domenica in tribuna a San Siro volevo spaccargli una sedia sulla schiena (prova a fotografare questo, caro il mio vegano).
Se penso che tra corso, reflex digitale e aperitivi pre corso (non ci penso neanche ad affrontarlo da sobrio) ho speso un sacco, mi sento proprio un pirla.
E questa sensazione ha raggiunto il culmine ieri, nella gita sociale del corso, ma questo lo racconto nella prossima puntata.
(Nella foto: mamma che lavoro di merda!)

venerdì 27 novembre 2009

No alla cultura, si al culturismo


L'altro giorno ho ripulito il portafoglio da alcuni fastidiosi foglietti che ormai lo rendevano grande come una smemoranda di una tredicenne.
Tra alcuni inaspettati ritrovamenti di cui si occuperanno gli esperti del museo egizio e una quantità incredibile di scontrini ormai diventati completamente bianchi, ho scoperto un foglio che mi offriva un mese gratis in palestra scaduto più o meno nel 2007.
Mi ricordo che quel foglio me l'ha dato un mio amico "Dai vieni in palestra con me! Ci divertiamo! Vedi?!? mi hanno dato anche un mese gratis per un mio amico..." "Si, ehm, dammi il buono che poi appena ho un attimo di tempo vengo", evidentemente negli ultimi 3 anni son stato molto impegnato.
Che poi è stata una fortuna perchè quel mio amico ha dovuto cambiare palestra dopo aver petato violentemente durante una lezione collettiva di addominali, fossi andato sarei stato additato come l'amico dello scorreggione e questa è una cosa sempre spiacevole, o lo scorreggione sono io o non mi piace fare la comparsa...
In ogni caso c'è stato un periodo in cui ci ho provato, avevo circa 10 chili in meno di oggi ed ero grassottello e fuori forma (quindi fate le proporzioni, nella foto, io mentre scrivo questo post). Mi son iscritto con una mia amica in una palestra non lontano da casa, zona Porta Romana, e qualche volta ci sono pure andato.
La palestra era piccola, ma aveva tutto: macchinari, un istruttore che ci provava con le ragazze e uno gay, la stanza per le torture detta anche stanza dello spinning e una microsauna di fianco alle docce che se eri da solo ci potevi stare seduto, in due era meglio stare in piedi (a meno che uno dei due non fosse l'istruttore gay, allora era meglio uscire).
Devo proprio dire che andare in palestra l'è minga el mè mestè: dopo circa 30 secondi di tapis rouland mi annoiavo e iniziavo ad emettere un fischio acutissimo respirando per lo sforzo, tanto che ogni volta che c'ero io chiamavano il tecnico dei condizionatori perchè "avevano ricominciato a fare quel rumore strano", allora ho portato l'ipod almeno per ammazzare la noia, ma dopo la terza volta che una macchina mi strappava le cuffie dalle orecchie e le usava per cercare di strozzarmi ho deciso che forse anche la palestra mi odiava e quindi era meglio smettere.
L'unica vera emozione che ho avuto in palestra è stato quando nello spogliatoio ho visto Elio, e stavo quasi per abbracciarlo e dirgli "Sei il mio idolo!" poi mi son ricordato di essere completamente nudo e ho preferito evitare.
Dopo la palestra ho deciso che potevo tenermi in forma semplicemente correndo un'oretta al giorno sotto casa.
In circa un minuto in cui corricchiavo evitando le merde sul marciapiede ho cominciato a diventar rosso, respirare come un bulldog e mi si sono invertite le ginocchia in una fantastica imitazione di uno struzzo con l'asma. L'unico motivo per cui non sono stramazzato al suolo è che avevo paura che i vari Latin Kings, New York e Chicago che bivaccano sotto casa mia potessero vendere i miei organi per racimolare (pochi) soldi per la droga e io sono contrario alle droghe.
Arrivato a casa (dopo circa 12 minuti) ero sudato come una merda, viola, inciampavo nella mia lingua, emettevo il rumore di una 126 smarmittata e puzzavo come una discarica d'estate. Si aprono le porte dell'ascensore ed ecco uscire la figa del secondo piano, quella che prego invano di incontrare ogni mattina. L'ho salutata con un latrato e son salito in casa piangendo, ma tanto con il sudore le lacrime non si vedevano.

mercoledì 25 novembre 2009

Chip&Chic - guida alla milano da bere come si deve.


Siccome vi conosciamo, e vi conosciamo bene, sappiamo esattamente di cosa avete bisogno.
E quello di cui sicuramente avete bisogno è una bella rubrica, bella ma non solo.
Sopratutto utile.
Nella città da bere per eccellenza, potete forse immaginare quanti diversi milioni di club, locali, circoli, pub, baretti, pustasc, baracchini e qualunque altra forma di distribuzione di alcoolici possono co-esistere?
Non vorrete forse pagare una birra annacquata a 7 euro in un locale dal fascino di un aula delle medie o pagare un mojito-minestrone 10 euro circondati da ragionieri scatenati e sudati pronti per Laperitivo , no?
Ecco, allora leggete un po' qua, solo per voi a cui importa essere (sbronzi) piuttosto che apparire, una lista in costante aggiornamento di locali chip&chic recensiti, provati e sfuocati dal vostro diario milanese preferito.

IL SUBWAY.
Indirizzo: tra corso san gottardo e il pam di viale Tibaldi, su viale Tibaldi appunto. Circa qua.

Allora. Non sarà facile recensire un locale di questo calibro. Innanzitutto vorrei precisare che si tratta di un locale molto più chip che chic. Purtroppo per noi ha perso buona parte del suo vero fascino da quando hanno vietato i fumo nei locali (e ora l'odore del cesso regna sovrano).
Jack, l'attempato proprietario, vi darà un sincero benvenuto, perso in accese discussione con i suoi più assidui frequentatori: un trans (si presume) in pelliccia bianca o li biondo Livio, musicista, fisico e amante (sempre fisico) dei grossi felini.
Gli affabili camerieri vi forniranno di menù, post-it e biro per prendere le vostre ordinazioni.
Il bere.
Ve ne accorgerete subito. Nulla vi farà pensare che i prezzi possano essere neppure vagamente paragonabili a quelli di un anonimo locale dei vicini navigli.
Birra, vino, cocktails di discreta qualità non costano mai più di 5 euro. Accettano i ticket Restaurant (vi danno pure il resto in soldi!!) e dovrete tornare a casa facendo guidare il vostro amico astemio.
Vi raccomando di provare almeno una volta nella vita (forse la prima e l'ultima) la Bombetta, vera specialità del subway. Shottino multicolore e poligusto che non tarderà a farsi amare.
Il cibo.
Fidatevi nessuno è stato mai male per il cibo al subway nonostante le apparanze.
Una vasta lista di panini potrà essere utile per darvi un motivo per ordinare un altra birra. Nessuno dei panini costa più di 5 euro, probabilmente meno.
Per i più raffinati anche taglieri.

Voto 8: tutto quello che potete desiderare in un unico locale, parecchio pieno il sabato sera, birra a prezzi imbattibili il mercoledì. Chiusura alle 2 ma se siete simpatici, Jack vi tieni li.



venerdì 20 novembre 2009

Grazie grazie grazie, siamo i vostri eroi


E chi si aspettava un successo del genere?!?
Server intasati, ma di altri siti, contatori di visite a due cifre, commenti che fioccano, e per fioccano intendo uno.
Ma vi assicuriamo che il successo non ci cambierà e che non ci monteremo la testa, quindi prima che ci intervistino a Studio Aperto tra "Cotto e Mangiato", il servizio figa pelosa e quello sui cani abbandonati,  ci vediamo questa sera al Confine di viale Coni Zugna dalle 22.30 in poi per permettervi di offrirci una birra (e vi va bene perchè lì la birra costa poco), elargire perle di saggezza o rilasciare le prime interviste. Se siete ragazze potete anche sperare che io (Kitsch Master) vi dia una ravanata, il_giò no perchè poi sua moglie a casa lo picchia più forte del solito.
A tal proposito sono aperte le iscrizioni al concorso di media bellezza "Torna tra un paio di birre", per ragazze non bellissime che possono però sperare nell'alcol (bevuto dagli altri), spediteci le foto vostre, di parenti, amiche, passanti o ragazze che vi siete fatti in stato di ebbrezza che secondo voi possono partecipare.
Quindi accorrete numerosi stasera e potrete conoscere i vostri nuovi idoli 2.0 (nella foto: a volte le persone non sono come te le aspetti), come ci riconoscerete, prima cosa abbiamo le basette e poi, beh, facciamo così: arrivate davanti al locale urlando "Diario di un milanese!" come quando c'era Europa Europa con Fabrizio Frizzi e saremo noi a riconoscere voi.

venerdì 13 novembre 2009

I grandi Film di DDUM: Costa Speranza



Signore e signori, per la nuova rubrica "I grandi film di Diario Di Un Milanese" ecco a voi "Costa Speranza", un film d'ammore, di tradimenti e di cui non si sentiva il bisogno.
Lo regalo al primo passante che voglia produrlo, come la pubblicità dell'Activia, perchè vi voglio bene e mi annoio molto al lavoro.

Concetta (interpretata da una splendida Noemi Letizia) è una giovane dei quartieri spagnoli di Napoli; è una ragazza molto corteggiata nel suo liceo, ma lei si sta conservando per il vero amore e per questo le amiche un po' zoccole la sfottono. Concetta ha un grande sogno: entrare nella scuola di Amici di Maria De Filippi, anche se secondo lei la Celentano non capisce un cazzo.
Per i suoi 18 anni e per il diploma conseguito con il massimo dei voti, i genitori le concedono di andare con le amiche in Sardegna invece che alle terme di Ischia con loro come tutti gli anni.
Una sera Concetta e le sue amiche riescono a sgattaiolare dentro al Billionaire (e qui comparsate di Flavio, Elisabetta, Belen, Lele e compagnia bella), qui incontra Stefano (Stefano Bettarini, meglio usare il suo vero nome che così non si dimentica e se lo chiamano durante una scena lui si gira) un fotografo che le dice che conosce Beppe Vessicchio e che la può far entrare nella scuola.
Le cose sembrano andare benissimo, lui è dolcissimo, ma ha un lato oscuro: vuole trombare, però Concetta no, perchè non sa se è l'ammore vero.
Una sera ritornano al Billionaire e mentre Concetta è in bagno Stefano incontra la bella Carmen (Raffaella Fico, che nella locandina se guardate bene sta aprendo delle cozze, ex GF, ex di Cristiano Ronaldo, ora in una trasmissione con Papi e come dicevano i Club Dogo "Raffaella Fico con un milione me la ficco"), la sera stessa Concetta incontra Pasquale (Cristian Gallella, che neanche io so chi sia, però se metti su google "tronista napoletano" viene fuori solo lui) che fa il cameriere al Billionaire per pagarsi gli studi di giurisprudenza, i due si conoscevano già, perchè Pasquale abita vicino a Concetta e le madri fanno la spesa insieme.
Stefano comincia ad essere più assente, però lei lo ama, e quando lui non c'è, lei va in giro in motorino con Pasquale quando lui ha il giorno libero (e si capisce che chillo è nu buono guaglione).
Si arriva alla sera della traggedia: Concetta decide di fare una sorpresa a Stefano e va a trovarlo a casa sua perchè forse è la volta buona che gliela smolla, entra e lo trova a letto con Carmen, scappa piangendo, inizia a correre e correre per strada, ad un certo punto una macchina la sta per investire, ma qualcuno la salva: è Pasquale che la guarda negli occhi e capisce tutto, la fa montare sulla vespa e le dice "Andiamocene via da sta gent'emmerda".
Scena finale: Concetta e Pasquale sono vicino ad una macchina in un vicolo sotto casa (con tutto il solito florilegio di panni stesi, ragazzini che passano in due sul motorino, vecchie sedute fuori etc.) e si stanno per baciare, ad un certo punto la mamma di concetta urla dalla finestra "Concettì, allora, siete pronti?", risponde lui "Si, mammà, scendete pure!", e scendono i genitori di Concetta insieme alla madre di Pasquale (il padre è morto quando lui era piccolo, che da più profondità al personaggio e poi se no non ci stanno in macchina): stanno per partire tutti insieme per le vacanze ad Ischia.
Salgono tutti, Pasquale sorride ed entra in macchina, appena chiude la portiera parte la musica di Alessio "Ma si vene stasera", e la cinepresa si alza a volo d'uccello verso il golfo di Napoli.

mercoledì 11 novembre 2009

Rigurgito Adolescenziale


Ieri sera ho fatto il supergiovane e sono andato al concerto dei Green Day al Forum, ok, ho 29 anni, però io con questa musica ci son cresciuto, mi sentivo in dovere di presenziare.
Guardando lo spettacolo seduto sul mio posto numerato (quando avevo 14 anni non esistevano nemmeno) mi son lasciato andare a ricordi e qualche considerazione da vecchio che esporrò in un elenco puntato da vecchio:

1. Gli emo son dappertutto (nella foto il primo emo della storia).
2. Promemoria per il mio futuro: se mi nasce un figlio emo ricordarsi di dimenticarlo al primo autogrill.
3. Mio padre non mi ha mai accompagnato ai concerti e non lo ringrazierò mai abbastanza di non averlo fatto.
4. Ho iniziato a sentire i Green Day 15 anni fa, quando le due tizie davanti a me non erano ancora nate, e infatti mentre io cantavo a squarciagola "2000 Light Years Away" loro si guardavano come a dire "ma che cazzo è sta roba?!?"
5. Una volta i concerti per me erano un evento, si arrivava con i mezzi in un anticipo pauroso, in pratica stavano ancora montando il palco, mi ricordo la cappa di fumo che si creava dentro al palazzetto, la preparazione dei superalcolici dentro i bottiglioni della coca. i tappi delle bottiglie nelle mutande per i controlli (non sto a spiegare, o lo sapete o non lo sapete), l'odore di canne sugli spalti, intervallato dall'odore di mandarini (non so perchè ad ingegneria ed ai concerti c'è sempre qualcuno che mangia un mandarino), l'odore di ascella nel pogo, lo stage diving, le botte, i lividi, il solito ubriaco a petto nudo che ti abbraccia (quando non ero io l'ubriaco a petto nudo che abbracciava)...insomma mi ricordo tutto, tranne la musica, ora che sto fermo ed ascolto, mi rimane solo la musica e cambia tutto, devo ancora capire se in meglio o in peggio.
6. Cazzo, hai quasi 30 anni, è ora di finirla di ascoltare i Green Day!
7. Hai ragione, però magari vado al loro prossimo concerto e poi smetto....

lunedì 9 novembre 2009

MITOTOMITOMITOTOMIMITO.

Torino costa meno di milano. Puoi acquistare una birra in un locale come si deve per solo 2 euro e 50.

Torino è più pulita di Milano. Molto spesso puoi sentire l'odore delle montagne. Di prato d'estate di neve d'inverno.

Torino è meno incasinata di milano. Impiego solo 10 minuti dalla stazione a casa mia.

Torino ha il fiume che fa tanto Parigi e dopo anni mi sento sempre molto turista quando prendiamo un aperitivo li.

Torino ha il bellissimo museo del cinema e il film festival. Milano ha solo il film festival che è una scusa come un altra per sentirsi parte della comunità di gay ricchi e meno ricchi che affollano i locali di via tortona.

A Torino ci sono un sacco di serate diverse che a Milano non vedrò mai.

A Torino i Daft Punk hanno suonato gratis. A Milano c'erano i negramaro.

Io amo Milano.

Perchè milan l'è na gran milan!



non c'è cortesia , non c'è simpatia e non ho trovato nemmeno il bicchiere con sopra il mio nome


Cosa si può dire. sono cose che capitano. succede. non è bene che succeda ma succeda.

Mi sono recato in un noto live club della nostra amata metropoli. Pure troppo noto. E non volendo fare pubblicità negativa non ne rivelerò il nome, ma dirò solo che Al Capone ci ha passato anni, ci fanno musica dal vivo o disco con le cubiste in gabbia, ha dei semafori fuori e, se ancora non bastasse, il nome finisce in catraz.

Comunque. Insieme a uno sparuto gruppo di amichetti, biglietto alla mano (con prevendita grazie) ci incontriamo davanti al noto locale, sotto la pioggia, in mezzo a molta altra gente. Molta altra gente divisa su due file. Sempre sotto un sacco d'acqua.
Sicuri del nostro euroecinquanta di prevendita cerchiamo di capire da che parte si entra senza bagnarsi, ma con sommo disappunto ci troviamo in fila in mezzo ad altri possessori di biglietto, a fianco del muro senza cornicione, sempre e comunque sotto la pioggia.
eccheccazzo.

non si fa così.

Veniamo poi accolti dall'ineffabile buttafuori (buttadentro in questo caso, ma non di quelli tailandesi) che ci copre di insulti appena proviamo a accennare una timida protesta per la carente organizzazione...
eccheccazzo.

Non vi sto nemmeno a raccontare del concerto che tanto si sapeva gia che era pacco...

cose che capitano, direte voi, cari lettori.
Purtroppo si.

Pubblicità Freeware


Ho deciso di regalarvi le mie idee geniali, così, senza motivo, solo perchè sono gentile.
La prima che voglio proporre è una nuova pubblicità per Activia:

E' una storia struggente, il protagonista è uno stronzo, nel senso vero del termine, lo si riprende nell'intestino tipo un feto nella pancia della mamma, lo si vede che cresce, giorno dopo giorno,musica di sottofondo, tipo massive attack o bjork, una roba simile, delicata, ad un certo punto apre i suoi occhietti e cerca di uscire, ma niente, si iniziano a sentire gli sforzi del proprietario, cambia la musica di sottofondo, gli archi creano la tensione (tipo musica dello squalo), cambio scenario, una donna si avvicina al frigo, apre un'activia, prende una cucchiaiata, la telecamera è sul cucchiaio, si segue il percorso all'interno del corpo della donna come se fosse un fascio di luce che la percorre, sottofondo musica celestiale in crescendo, ad un certo punto si arriva verso l'intestino dove sta il nostro stronzetto, lui guarda su all'inizio preoccupato, poi gli si illumina il viso grazie al nostro activia, lui sorride, ha capito, inizia a muoversi, stacco di nuovo, e si vede il figlio della donna che scende per uno scivolo d'acqua urlando "guarda mamma!", la mamma si gira verso la telecamera, si sfiora la pancia, sorride, una lacrima le solca il viso "Grazie Activia".
Nero.
Fine.
Applausi in sala.
Lacrime tra gli spettatori, alcuni si abbracciano per l'emozione, alcuni telefono alla mamma che non sentono da anni,io stesso sono commosso in questo momento.

martedì 3 novembre 2009

Papà portami a far la coda


Ma cosa ci fa tutta questa gente in coda per ore al freddo e al gelo? Sono in fila per vedere la santissima salma di Natuzza Evolo (il peggiore caso di ginocchio della lavandaia della storia)? No, erano in corso Matteotti per entrare da Abercrombie.
A parte il fatto che cose del genere mi fanno perdere la speranza nel genere umano (roba da mettersi in ginocchio tipo Charlton Heston nel finale del "Pianeta delle scimmie", anche se le scimmie avevano una intelligenza superiore a quelli della foto...), ho alcune considerazioni da fare:
1. Abercromobie era figo finchè non potevi prenderlo a Milano, ora perde qualsiasi interesse. Prima ti mettevi una polo con l'alce andavi in giro e potevi dire: sai l'ho presa a Chicago! Ora che per comprarla basta prendere il metrò, il fascino è decisamente sparito.
2. Se devo spendere un sacco di soldi non voglio far coda, non la farei neanche per vedere le commesse fighe (o i commessi, dipende dai gusti), è un po' come essere in coda per una gang bang dove sei tu che farai la fine del Marrazzo
3. Se ci son mille persone in coda per comprare qualcosa, vuol dire che ho altre mille persone che saranno vestite come me alla fine, ne vale veramente la pena?