giovedì 18 marzo 2010

Non è un paese per giovani

Alla fine son giovane, cioè, io non mi sento molto giovane in realtà, però, andiamo, 29 anni non son tanti. Soprattutto in un paese dove si è giovani sempre più a lungo: "il giovane scrittore (42 anni)" o "il giovane manager (43 anni)", quindi io, porco cazzo, sono un bocciolo di rosa.
Nonostante la mia "giovanissima" età, qualche esperienza di lavoro alle spalle ce l'ho, ed è grazie alle persone che ho incontrato che posso considerarmi un ragazzino.
Il mio primo posto di lavoro vero era in una grande multinazionale, cioè, lavoro vero...stage retribuito...ogni 3 mesi, sempre che la tizia dell'ufficio del personale non fosse in maternità, che quella era un coniglio, cagava fuori un bambino al mese, non so come facesse, verso il quarto mese senza stipendio potevi vedere gli stagisti dimagrire e raccogliere le briciole lasciate vicino alle macchinette delle merendine. Però i vecchi no, quelli venivano pagati precisi, infatti erano tutti belli in salute! Oddio, più o meno, tutti tranne l'Ingegnere. Si perchè in realtà quasi tutti lì erano ingegneri, ma solo lui era L'Ingegnere. Aveva un'età variabile dai 60 ai 179 anni ed una manciata di denti sparati a caso in bocca. Era un lungodegente dell'azienda, nessuno si ricorda quando fosse arrivato, ma giravano voci che gli avessero costruito l'azienda intorno. Aveva racconti spassosissimi di quando c'era ancora il super padrone in azienda, ma nessuno li capiva, perchè prova tu a decifrare uno con 3 denti in totale! Portava la vita dei pantaloni più alta del mondo, in pratica aveva la cravatta al posto della zip e il mio collega e guru dell'epoca (ed ora amico) gli diceva sempre "Ingegnere, su con la vita!" alla quale lui rispondeva annuendo con il suo sorriso gengivale senza capire la battuta.
Per sentirmi ancora più giovane allora ho cambiato lavoro e son finito in una crew composta da me, un simpatico sosia di mr Magoo di 62 anni e un arzillo sessantanovenne di nome Shgioanaahalish, non ho mai capito bene come si chiamasse. Il vero problema era quando ti diceva: "shi dai, mahandami una mei" "Ok, il suo indirizzo qual'è?" "info chiocioa Shgioanaahalis punto it" "Si, ecco...magari metto i file su una chiavetta e glieli porto a casa che facciamo prima".
Il lavoro era adattissimo a due pensionati che lavoravano per scampare alle giornate con le proprie mogli, infatti si vendeva roba tecnologica, alla prima uscita però Magoo ha perso un po' di credibilità tentando di fare una foto con il cellulare davanti al cliente. Dopo cinque minuti in cui faceva finta di prendere la giusta inquadratura con aria corrucciata manco fosse Ugo Mulas, mi passa il cellulare dicendo "Fai tu che io non ci capisco un cazzo" "Ok, ma questo cellulare non ha la fotocamera" dal suo sguardo ho capito che la mia vita non sarebbe stata facile.
Una volta la crew al completo è andata in trasferta per visita fornitori in Germania, nella bella Schwarzwald, la foresta nera, dove non c'è più vita dopo le 17.30, ma anche prima non è che si ammazzino di festini. Guidava Magoo, 10 ore esatte per andare, perchè si sa che dopo una certa età si guida lentissimi e sbagliando volentieri strada, tanto che quando ci siamo ritrovati in Austria perchè "Io non lo capisco mica questo navigatore qui" ho finto di addormentarmi. Ad un certo punto vengo svegliato dalla voce brianzola squillante di Sgioanaahalish: "Posho chiamaahe la mia mama?" persino l'altro in un attimo di lucidità gli chiede "Hai ancora una madre?!?" "Eh, shi, 92 anni, venesiana, figlia di gondoliere, ha fatto dodici guere", chiaramente per dare il più fastito possibile l'ha chiamata in stereofonia in macchina: "Pronto?" "Pronto mama, shon Shgioani" "Oh Fijol, fijol, dove te xe?" (scusate il mio finto veneto) "Mama, shto lavoaaaando" "Oh Fijol, ero tanto preocupada sai?" "Mama, tranquila, va tuto benishimo!". E attacca. Si gira verso di me e mi fa "La mia mama, si preocupa shempre quando vado in giro" "Eh, Shior Naahalish, la mama è shempre la mama".

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